La storia del Brasile, dalla scoperta al periodo coloniale

Dalla scoperta del Brasile alla colonizzazione dei portoghesi

Il Brasile come tutto il continente Sud americano era una terra immensa, selvaggia, difficile, abitata da popolazioni indigene che avevano imparato con il tempo a vivere in armonia con il territorio. Si trattava di oltre 2.000 tribù che vivevano principalmente di caccia, pesca e piccola agricoltura, spostandosi quando le risorse disponibili non riuscivano a sostentare l’intera tribù.

Con la scoperta del continente da parte di Cristoforo Colombo e soprattutto dei portoghesi nel 1500, la maggior parte degli indigeni furono letteralmente sterminati, mentre gli altri furono assimilati ai nuovi colonizzatori. Si pensi soltanto che al momento dell’arrivo dei portoghesi la popolazione indigena si aggirava su alcuni milioni di individui.

Ancora oggi il Brasile può contare su una piccola minoranza di indios, meno di un milione, i quali vivono in aree protette molto spesso invase dai locali produttori agricoli, che oltrepassano i confini per la coltivazione delle terre o soprattutto l’allevamento del bestiame. La maggior parte di loro vive di commercio, servizi offerti ai turisti, allevamento, pesca e agricoltura, mentre una parte ristretta si è rifugiata nel cuore dell’Amazzonia in totale isolamento con il resto del mondo.

La scoperta del Brasile viene attribuita a Pedro Alvares Cabral, che nell’Aprile del 1500 sbarcò nell’attuale Porto Seguro nello stato di Bahia, anche se la colonizzazione iniziò soltanto quasi cinquant’anni più tardi, viste le enormi difficoltà dell’impresa.

All’iniziale breve periodo di pace tra i portoghesi e gli indigeni, per lo più schierati sulla costa, subentrò ben presto un clima di odio e di lotta feroce, con gli indios che vennero sterminati sia dalle malattie portate dai coloni, sia dalle pessime condizioni in cui si ritrovarono quando questi li iniziarono ad usare come schiavi nei lavori pesanti.

L’introduzione della schiavitù e lo sviluppo della colonia

Ben presto però si decise di optare per l’uso degli schiavi africani, ben più forti e più adatti a quello scopo, visto anche l’enorme traffico gestito dai portoghesi con il continente africano. Nel frattempo i coloni, soprattutto banditi, iniziarono a mischiarsi con gli indios, iniziando a procreare una nuova generazione di persone con i tratti di entrambe le etnie.

Questi iniziarono a spostarsi verso l’interno in cerca di nuove opportunità, soprattutto legate alle pietre preziose presenti nel territorio ed alla crescente attività delle piantagioni di canna da zucchero, per soddisfare la richiesta dei Paesi europei.

Così facendo finirono per scacciare i pochi indios rimasti nelle zone più remote dell’Amazzonia, dove alcuni di loro risiedono tutt’oggi. Il periodo coloniale durò all’incirca due secoli fino all’inizio del 1800, periodo in cui i portoghesi stabilirono la capitale nell’attuale Salvador e si concentrarono principalmente nelle zone del Nord e del Nord Est, controllando comunque gran parte delle zone interne ricche di materie preziose.

In questi due secoli i coloni portoghesi dovettero difendersi da numerosi tentativi sia dei francesi che degli olandesi di contrastare l’egemonia portoghese nel sub continente, la maggior parte dei quali, anche se dopo diversi anni, fallirono totalmente lasciando pochi segni culturali del loro passaggio.

Approfondimenti interni

L’Impero portoghese in Brasile

La nascita della Repubblica brasiliana

Conoscere Salvador de Bahia

Approfondimenti esterni

La colonizzazione del Brasile secondo Wikipedia

Storia e analisi del Brasile, economia, colonizzazione ecologia del Paese, su Sapere.it

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